LA GENESI DE “MARTINO E LA FRUTTA”

N.B. I meccanismi psicologici qui sotto descritti NON DEVONO essere rivelati ai bambini.

" Intelligenza emotiva "


“Martino e la frutta" è un fumetto. Nel senso che, come per il precedente, non può essere definito una storia illustrata, in quanto sono le didascalie sottostanti che illustrano i disegni e non viceversa. Quindi, come vedremo più avanti, è stato fatto un accurato lavoro di sceneggiatura per sezionare il racconto in “scene”. Infatti, le didascalie non esprimono lo svolgimento narrativo della storia, ma si limitano a descrivere la scena.
Gli esseri umani, come gli altri animali, vivono per un limitato periodo di tempo. La percezione di questo periodo viene chiamata esistenza. A causa della caducità umana, non ci è permesso prescindere dalla percezione dualistica dei fenomeni che ci circondano. Se fossimo immortali, i concetti di bene e male sarebbero svincolati da quello di esistenza, divenendo inutili e permettendoci di percepire un terzo sentimento, quello del divenire. Ma purtroppo e per fortuna non lo siamo. Se così fosse, infatti, non avremmo bisogno di migliorarci e di migliorare le condizioni di vita dei nostri simili. Quindi, se l'essenza delle nostre manifestazioni emotive può essere identificata nella percezione dei concetti di bene e male, e se questa è un’espressione soprattutto funzionale al rapporto con gli altri, la scienza che studia l’intelligenza emotiva è la psicologia sociale. Infatti, è intuibile ritenere che se fossimo completamente soli, a lungo andare la facoltà dell’espressione emotiva si atrofizzerebbe. Questo non farebbe dell’uomo in solitudine un immortale, ma certamente ne ridurrebbe ai minimi termini la percezione dualistica. Quindi, abbiamo già visto nel quarto lavoro qui esposto che cosa sia l’interazione sociale e come si conformi nella seconda infanzia. Ora, vedremo nel dettaglio come si costituisce e a cosa serve l’intelligenza emotiva che, a questo punto, possiamo già chiamare competenza emotiva-sociale. L’incanalare proficuamente il flusso delle informazioni derivanti dalle altrui emozioni, nel ragionamento e nella presa di decisioni, diventa per tanto una competenza imprescindibile per la salute mentale dell’essere umano, animale-sociale. Ma non solo. I processi in cui gli individui attribuiscono un senso al proprio modo d’agire, formulando reciproche congetture anche sul senso che l’altro attore attribuirebbe a tale modo di agire, sono essenzialmente innati e vanno incoraggiati fin dall’infanzia. A questo scopo, non potevamo tralasciare questo tema nella nostra rassegna di elementi dello sviluppo affettivo e, per tanto, ne abbiamo realizzato una storia esemplificativa che ora analizzeremo:
Antefatto. Martino, Martina e Nerino, già qualche da tempo, avevano costituito la loro compagnia, quando decidono di andare a vedere come si divertono gli altri gatti della città.
Fatto. Senza essere visti, spiano i passatempi di una colonia felina che si raduna vicino alla nuova casa di Martino, e poi decidono di tornare al loro luogo d’incontro abituale per terminare la giornata.
Epilogo. Accompagnata a casa Martina, anche Nerino si congeda. Martino, rimasto solo, gironzola ancora un poco prima di rientrare, e scorge, in una vigna adiacente alla strada, i primi grappoli d’uva. Non riuscendo a coglierli, se ne va pensando che comunque sarebbero stati acerbi.
Dall’epilogo del soggetto appena descritto e dal tiolo di questa storia, vi sarete certamente accorti che abbiamo volutamente citato la nota favola di Esopo “La volpe e l’uva”. Inoltre, avrete notato  che tra l’intenzione di realizzare una storia sull’intelligenza emotiva e la citazione di questa nota favola c’è una certa dissonanza. Ebbene, nel promuovere la comprovata necessità di sviluppare un’adeguata competenza sociale, non potevamo tralasciare, dato l’intento educativo del nostro lavoro, di ammonire simbolicamente il lettore sulla particolarità di questa facoltà affettiva, come del resto di tutte le altre. In quanto, da non doversi ritenere elusiva, ma facente parte di un complesso sistema di elementi che concorrono allo sviluppo affettivo nella sua interezza. In pratica, come per i precedenti, operiamo sempre un lavoro di sintesi tra le diverse prospettive dei vari indirizzi psicologici, al fine di rendere educativo e non formativo il testo narrativo. In questo caso, ciò che per la psicologia sociale viene ritenuta una competenza, per quella comportamentista viene considerato una distorsione cognitiva. E questo non perché gli psicologi dei diversi indirizzi, quando si confrontano, facciano a pugni tra loro, ma perché il comportamento umano è una questione talmente complessa che sarebbe impossibile analizzarla nel dettaglio da un punto di vista univoco. Ad esempio, chi non converrebbe che la lealtà sia un valore condivisibile da tutti, ed auspicabile per i propri figli? E chi non converrebbe che anche l’obbiettività incondizionata sia un valore condivisibile da tutti, ed auspicabile per i propri figli? Si suppone nessuno. Ecco allora una sorta di decalogo delle principali competenze emotive, affiancate dalle corrispondenti dissonanze cognitive:
1)Idealizzazione/Dicotomia 2)Radicalizzazione/Degenerazione 3)Attribuzione/Supposizione 4)Lealtà/Imposizione 5)Tendenziosità/Generalizzazione 6)Esternalizzazione/Proiezione 7)Stereotipare/Astrarre 8)Razionalizzare/Consolare 9)Classificare/Etichettare 10)Assertività/Idealismo
Da questo semplice schema si evince chiaramente che l’essere umano è si egli un’animale sociale, ma non solo: E’ molto di più. Come abbiamo già detto, non possiamo prescindere dalla percezione dualistica dei fenomeni che ci circondano, ma lo sviluppo affettivo è costituito anche dalla capacità di elaborare le proprie emozioni in senso esperienziale, e non solo razionale. Un’eccessiva razionalizzazione dei sentimenti può infatti costituire un fattore di mantenimento del disagio emotivo, ed impedire la destrutturazione degli schemi disfunzionali, mantenendone il circolo vizioso. Ovvero, l’intelligenza emotiva può essere considerata una virtù relativamente all’ambito sociale, ma quando siamo soli, essa rappresenta una distorsione cognitiva. Inoltre, affinché l’individuo possa operare nei rapporti sociali con la giusta competenza, ma anche con discernimento, è necessario che la maturazione affettiva sia completa e peculiare. Per questo, dopo aver dato sfoggio alle competenze emotive dei personaggi della nostra storia (alcune delle quali  le potrete rinvenire nello schema succitato), creando un viatico al lettore, affinché ne possa prendere esempio; abbiamo descritto il protagonista applicare la razionalizzazione dei sentimenti nei propri confronti, e non in quelli del gruppo. Ora, senza dilungarci nell’esposizione sul significato della favola di Esopo che possiede contorni ben noti a tutti, tanto da essere divenuta proverbiale, torniamo, per un momento, all’introduzione di questa postfazione, poiché il fine ultimo dell’evoluzione psicologica naturale consiste proprio nella tendenza al superamento dei limiti biologici, dettati alla percezione emotiva. Questa condizione, detta anche amore universale, nel suo aspetto sociale assolve alla funzione di conservazione delle stesse istanze evolutive, per le quali chiunque promuova cultura ad ogni livello dovrebbe moralmente ed eticamente attenersi.    
 Come già accennato, il soggetto è stato sezionato in scene che sono appunto la risultanza di un percorso narrativo scandito dalle immagini. A tale scopo, le azioni repentine sono state dilatate con la ripetizione di più scene, mentre le digressioni narrative sono state economizzate, concentrando in una sola scena l'avanzamento della storia. A questo punto sono stati scritti i testi. 
Quindi dalle scene scritte, si è passati alla realizzazione di “bozzetti” per cominciare ad immaginare visivamente le scene.
Per il disegno, come nel fumetto precedente, ci siamo trovati di fronte ad un dilemma. Scegliere un tratto stilizzato o realistico. Quello realistico non si addice ad una storia per bambini, poiché essi si esprimono nell'ambito del gioco e non nella realtà. Invece, quello stilizzato non ci consente di tratteggiare lo sfondo, indispensabile allo svolgimento della nostra storia (Lo sfondo stilizzato è ad esempio quello di Topolino che ovviamente è surreale). Quindi, abbiamo deciso di scegliere un tratto che rappresentasse un compromesso. Un disegno realistico, ma come se fosse fatto da un bambino, stentato e con l'anatomia appena accennata.
Per la colorazione, sempre per dare l’impressione che non fosse troppo realista, ci siamo avvalsi dell’uso del computer.
Infine, abbiamo aggiunto le didascalie e salvato i file in modo da stamparli fronte-retro. Le vignette vengono tagliate e rilegate a mano.

 

ANNO MMXVI