LA GENESI DE “MARTINO E LA SUA PADRONA”

N.B. I meccanismi psicologici qui sotto descritti NON DEVONO essere rivelati ai bambini.

"Autostima"

“Martino e la sua padrona" è un fumetto. Nel senso che, come per il precedente, non può essere definito una storia illustrata, in quanto sono le didascalie sottostanti che illustrano i disegni e non viceversa. Quindi, come vedremo più avanti, è stato fatto un accurato lavoro di sceneggiatura per sezionare il racconto in “scene”. Infatti, le didascalie non esprimono lo svolgimento narrativo della storia, ma si limitano a descrivere la scena.
L’autovalutazione è uno dei tratti più pervasivi della personalità, perché essa è espressa dal soggetto stesso il quale formula un giudizio di approvazione o di disapprovazione su di sé. Secondo vari autori che si sono occupati di questo tema, le attitudini soggettive nei confronti di noi stessi sono quasi sempre integrate con il nostro comportamento; cosicché, coloro che si valutano positivamente affrontano in genere i compiti e le persone con fiducia, aspettandosi di essere ben accolti e di avere successo. Un simile atteggiamento di partenza è certamente molto importante. Al contrario, l’attesa di eventi negativi determina un feed-back negativo: bassa autostima - basso rendimento - bassa autostima. Ma quali sono i motivi per cui una persona, ed in particolare un fanciullo, possiede una elevata o bassa autostima? Innanzi tutto dobbiamo fare una distinzione. Il bambino non può avere la fiducia in se stesso completamente strutturata, altrimenti sarebbe un adulto. Quindi, quando parliamo di autostima nel fanciullo, parliamo di tensione alla strutturazione dell’autostima. E si consideri che questo è un argomento fondamentale nello sviluppo affettivo, che condiziona non solo la seconda infanzia, ma anche tutto il resto della vita. Tuttavia, sebbene il bambino non provveda a se stesso, egli coltiva ed accresce comunque, per ciò che gli compete, la propria autostima.
Al fine di non dilungarci troppo in questa introduzione che richiederebbe ben più spazio, vediamo subito come è strutturato il soggetto di questa storia, poiché esso contiene in sé già alcuni elementi che concorrono nell’ambito della problematica presa in esame.
Antefatto. Martino viene rimproverato dalla sua padrona, la quale ha rinvenuto una lucertola in casa. Allora, egli caccia immediatamente la lucertola e, credendo di aspettarsi per tanto una ricompensa, rimane deluso, poiché lei lo rimprovera nuovamente di non fare il suo dovere.
Fatto. Martino passa un’intera giornata in giardino a scacciare animaletti che tentano d’introdursi nell’abitazione dei suoi padroni.
Postfatto. Il giorno seguente, Martino osserva che gli animaletti del giardino non tentano più di introdursi in casa, ma si dedicano ad altre attività.
Epilogo. Martino decide di allontanarsi da casa per andare a fare una passeggiata, ma si ripromette di non stare via a lungo per continuare a mantenere il suo impegno.
Come vediamo, dal soggetto in esame emergono subito alcuni elementi costitutivi. Però, dobbiamo prima chiarire il punto di vista del fanciullo. Poc’anzi, abbiamo accennato al fatto che il bambino non è ancora del tutto strutturato. Significa che egli è ancora fortemente legato all’approvazione da parte degli adulti significativi (genitori, insegnanti, ecc...). Se questi sono riconoscenti nei suoi confronti, egli si sentirà stimato e sicuro di sé. Se non lo sono, è probabile che la sua scarsa autostima inneschi un rendimento ancora più basso di quello che l’ha generata. Se egli fosse adulto, invece, il problema non si porrebbe, poiché l’autovalutazione sarebbe del tutto autonoma e, teoricamente, priva di qualunque ingerenza altrui. Il rendimento, che sia esso riferito oppure auto-verificato, viene in questo caso valutato in maniera autonoma. Il problema, per il bambino, consiste invece proprio nel rendimento quale riferito, poiché egli non è ancora in grado di “amarsi”, ed ha bisogno dell’affetto e della stima degli altri. Nel nostro caso, proprio quando Martino pensava di aspettarsi una bella ricompensa, viene invece rimproverato. La delusione che ne consegue porta il bambino di fronte ad una duplice constatazione. La prima è che non si sente stimato. La seconda è che non ha conseguito l’obbiettivo come invece pensava. A questo punto, qualsiasi bambino sarebbe tentato di rinunciare a perseguire l’obbiettivo. Il nostro “eroe”, invece, accetta un compromesso. Il fanciullo non vuole rinunciare alla sua ricompensa, ad essere stimato, ma se non viene ricompensato per la sua bravura, farà in modo di esserlo. La ricompensa in questo caso non sarà più direttamente materiale, un regalo o una mancia, infatti essa sarà la riconoscenza stessa. Il compromesso consiste proprio nel non voler rinunciare alla lode che non è arrivata, ma di cercarla. Inutile dire che il nostro bambino, in questo travaglio, ha compiuto un passo avanti verso l’autonomia affettiva e l’autostima, pur rimanendo bambino. E, infatti, Martino si apposta e caccia un altro animaletto che tenta di entrare in casa. Ma la vita è sempre ingrata nei nostri confronti, e la padrona non si accorge del suo successo. Martino non demorde, si riapposta e ricaccia un altro animaletto che tenta di entrare in casa. A fine giornata Martino può constatare di essere in grado di svolgere ciò per cui era stato rimproverato. Ma non ha ancora conseguito l’obbiettivo, egli lo ha solo frammentato e distribuito in “passi” che gli consentono di applicare “l’autocontrollo”, ed acquisire fiducia nelle sue capacità. Il giorno seguente, egli appura personalmente che gli animaletti non hanno più interesse ad entrare in casa. Ora, può affermare di aver ottenuto un risultato sul medio termine. Il giorno seguente ancora, sulla base del risultato ottenuto, elabora l’autostima. Decide di allontanarsi temporaneamente da casa, ma si raccomanda di mantenere l’impegno. La stima di sé lo porta anche ad un’altra conclusione, alla certezza che, prima o poi, anche la sua padrona si accorgerà del risultato da egli ottenuto. Il vero scopo dell'iniziale frammentazione dell’obbiettivo. Ecco come Martino ha intrapreso un feed-back positivo: buona autostima - buon rendimento - buona autostima. Quindi, questa nostra storia, al di là del significato letterale che può suggerire al bambino come ogni cosa, all’inizio, sia sempre più difficoltosa e richieda un maggiore impegno, potrebbe anche stimolarlo ad intraprendere un percorso risolutivo, dove una soluzione sembra non esserci. SE NON NE SONO CAPACE, NON CI PROVO!
Come già accennato, il soggetto è stato sezionato in scene che sono appunto la risultanza di un percorso narrativo scandito dalle immagini. A tale scopo, le azioni repentine sono state dilatate con la ripetizione di più scene, mentre le digressioni narrative sono state economizzate, concentrando in una sola scena l'avanzamento della storia. A questo punto sono stati scritti i testi.
Quindi, dalle scene scritte si è passati alla realizzazione di “bozzetti”, per cominciare ad immaginare visivamente le scene.
Per il disegno, come nel fumetto precedente, ci siamo trovati di fronte ad un dilemma. Scegliere un tratto stilizzato o realistico. Quello realistico non si addice ad una storia per bambini, poiché essi si esprimono nell'ambito del gioco e non nella realtà. Quello stilizzato, invece, non ci consente di tratteggiare lo sfondo, indispensabile allo svolgimento della nostra storia (Lo sfondo stilizzato è ad esempio quello di Topolino che ovviamente è surreale). Quindi, abbiamo deciso di scegliere un tratto che rappresentasse un compromesso. Un disegno realistico, ma come se fosse fatto da un bambino, stentato e con l'anatomia appena accennata.
Per la colorazione, sempre per dare l'impressione che non fosse troppo realista, ci siamo avvalsi dell'uso del computer.
Infine, abbiamo aggiunto le didascalie e salvato i file in modo da stamparli fronte-retro. Le vignette vengono tagliate e rilegate a mano.

 

ANNO MMXIV