LA GENESI DE “MARTINO E LA CASA DI NERINO"

N.B. I meccanismi psicologici qui sotto descritti NON DEVONO essere rivelati ai bambini.

" Precocità affettiva "


“Martino e la casa di Nerino” è un fumetto. Nel senso che, come per il precedente, non può essere definito una storia illustrata, in quanto sono le didascalie sottostanti che illustrano i disegni e non viceversa. Quindi, come vedremo più avanti, è stato fatto un accurato lavoro di sceneggiatura per sezionare il racconto in “scene”. Infatti, le didascalie non esprimono lo svolgimento narrativo della storia, ma si limitano a descrivere la scena.
Finora, abbiamo considerato l’autonomia affettiva, come uno dei fattori concorrenti la strutturazione della personalità adulta e, in questo preciso frangente, abbiamo sempre considerato l’autonomia affettiva da un punto di vista edificante, tralasciando invece il caso in cui questa fosse in anticipo rispetto ad altri elementi complementari dello sviluppo affettivo. Questa casualità viene chiamata precocità affettiva. Lasciando da parte tutte le sue manifestazioni emergenti da alcune condizioni di disagio personale, le quali tra l’altro generano sempre una forma di precocità affettiva disturbata, se non addirittura patologica e, di cui, su una di queste, abbiamo vagamente accennato nel nostro lavoro precedente; consideriamo ora la precocità della maturazione affettiva, sulla base di quella che è la sua causa oggettivamente più frequente, poiché essa genera si una precocità in un certo senso normale, ma pur sempre in anticipo sulla completata formazione dell'Io relazionale che, come abbiamo visto nel terzo fumetto di questa serie, con il suo apporto all’autonomia del soggetto, chiude il cerchio dello sviluppo affettivo. Questa condizione è la precarietà ambientale.
Quando ci troviamo in una condizione obbligata rispetto alla nostra norma oppure emergenziale, e della quale non abbiamo evidentemente mai esperito, il nostro cervello attiva automaticamente una personalità superiore, tale da permetterci di avere una visione esterna su noi stessi e la situazione, da poter così razionalmente gestire. Non essendo questa personalità una nostra acquisizione strutturale, nel momento in cui cessa la costrizione o l’emergenza, l’espansione della coscienza rientrerà nei suoi normali parametri. Ma, se questa condizione avesse un carattere costante, e dovesse essere percepita dal soggetto come una forma di precarietà permanente, ovvero venisse elaborata dal soggetto come una realtà, alla fine accettabile e così costituita, allora, la suddetta personalità affettivamente superiore potrebbe divenire la nostra nuova personalità, decretando di fatto un avanzamento nello sviluppo affettivo del soggetto. Naturalmente, si tratterebbe però di un'acquisizione viziata dalla mancanza di riferimenti affettivi certi, proprio nell'ambiente in cui il soggetto vive. Ecco allora che il fattore relazionale potrebbe invece fungere da conferma e da ausilio nella precoce acquisizione della maturità affettiva.
Tutto questo è ciò che accade al nostro protagonista “Nerino”, ma attenzione. Infatti, affinché ciò si verifichi, ovvero la precocità nella maturazione affettiva; oltre alla percezione della mancanza di riferimenti assidui e costanti, è necessaria anche una certa attitudine ad arrangiarsi, altrimenti il soggetto tenderà normalmente ad adeguarsi, accontentandosi delle sporadiche volte in cui viene affettivamente sostenuto. In pratica, la mancanza di un adeguato apporto di stima ed amore potrebbe indurre il soggetto a rendersi affettivamente autonomo, prima che tutte le altre componenti della maturazione, in primis la formazione dell’Io relazionale, collimino del tutto. Ma, per l’appunto, affinché questo accada, è necessaria una certa attitudine, di cui poi vedremo. Prima di aggiungere altro però, vediamo subito il soggetto di questa nostra ennesima storia, poiché da esso possiamo ricavare preziose indicazioni chiarificatrici. 
Prologo. Viene decritta la vita del gatto Nerino, da dove vive e come si procura il sostentamento, fino alla sua giornata abitudinale.
Antefatto. Dopo aver notato che la vecchia casa occupata dai gatti randagi si trova in stato di ristrutturazione, Nerino ha un brutto presentimento.
Misfatto. Infatti, i gatti randagi ben presto raggiungono il caseggiato in cui egli vive, mettendo a rischio la sua situazione abitativa.
Fatto. Nerino, dopo aver presidiato il caseggiato per tre giorni, si reca dai suoi amici, dove scopre che uno di loro è il nuovo occupante della vecchia casa dei gatti randagi.
Postfatto. Il giorno seguente, Nerino si accorge che i gatti randagi sono tornati al caseggiato.
Epilogo. Grazie all’intervento dei suoi amici, Nerino può tornare a vivere tranquillamente al suo posto.
Come dicevamo più su, il primo aspetto caratteriale del nostro protagonista, e di cui dobbiamo occuparci, è la sua attitudine ad arrangiarsi. Il fatto che egli non abbia una famiglia vera propria, ma che piuttosto sia il beniamino del caseggiato in cui vive, e dove gli viene offerto, in cambio di tenere loro lontani i ratti, vitto e alloggio, rappresenta simbolicamente la condizione affettiva del gatto Nerino. Da questo marginale punto di vista egli è già adulto. Infatti, provvede a sé stesso, ed intrattiene un rapporto alla pari con gli inquilini del caseggiato, i quali non rappresentano la sua famiglia, bensì i suoi oneri (quelli in cui dovrebbe essere affettivamente sostenuto). Per tanto, un'aspetto particolare della sua attitudine ad arrangiarsi consiste nel agire impulsivo, potremmo dire quasi istintivo. Infatti, a differenza del suo amico Martino, sensibile e razionale, egli non è un ponderatore e non ricerca le motivazioni del suo agire per farsene una regola di condotta. Nerino agisce e basta, trova la soluzione ad ogni problema, senza pensarci, senza tanti drammi e teorie. Anche il colore del suo manto è un tratto simbolico e distintivo del suo carattere. Egli infatti è nero, perché questo è il colore della profondità, dell’impulso non mediato e dell’inconscio. Considerato dove vive, probabilmente è anche un po’ sporco, sostanzialmente un gattaccio, perché nella simbologia riferita all'inconscio, questo rappresenta la sua indole animistica. In pratica, la sua attitudine caratteriale costituisce un viatico alla maturazione affettiva che, unitamente alla totale assenza di conferme personali, ne fa un adulto ideale. Ma, quando questo suo modo di essere, perfettamente lecito e funzionale, viene messo in discussione dall’avversità degli accadimenti, allora anche lui si pone delle domande. Ed è qui che il dubbio mette a rischio la precoce maturazione di Nerino. Il suo agire non è sbagliato, e la sua condizione di vita è perfettamente doverosa, egli è solo in anticipo sui tempi, poiché essa precede la costituzione di solide basi relazionali. Infatti, l'ausilio degli amici non potrebbe mai equivalere alla completa autodeterminazione del soggetto, nell'ambiente in cui vive, come se egli fosse veramente un adulto. Tuttavia essi, con il loro aiuto, possono invece rappresentare proprio il surrogato della mancanza, posta a causa della precocità stessa, evitando così che la transizionale acquisizione del soggetto possa vacillare, almeno fino a quando la sua auto-affermazione non sarà del tutto completa. Ovvero, se la famiglia possiede sempre una doppia valenza di ausilio e vincolo per il soggetto, come se essa fosse uno degli ambiti della società da cui emanciparsi, la rete degli amici, solo in questo caso, ne rappresenta unicamente gli aspetti positivi. Quindi, per fortuna, gli amici, che nella simbologia del messaggio rappresentano la famiglia che non ha e i suoi riferimenti affettivi, intervengono, stabilizzando e consolidando, con la loro azione, la situazione abitativa e di vita del gatto Nerino, poiché gli restituiscono la possibilità di essere se stesso nei confronti degli accidenti della vita. Quindi, se considerassimo il caso di un bambino affettivamente precoce, questo fumetto lo potrebbe stimolare a confermare la sua attitudine all’autonomia, qualora le avversità della vita dovessero minarne le sue faticose e più che doverose conquiste.
Come già accennato, il soggetto è stato sezionato in scene che sono appunto la risultanza di un percorso narrativo scandito dalle immagini. A tale scopo, le azioni repentine sono state dilatate con la ripetizione di più scene, mentre le digressioni narrative sono state economizzate, concentrando in una sola scena l'avanzamento della storia. A questo punto sono stati scritti i testi. 
Quindi dalle scene scritte, si è passati alla realizzazione di “bozzetti” per cominciare ad immaginare visivamente le scene.
Per il disegno, come nel fumetto precedente, ci siamo trovati di fronte ad un dilemma. Scegliere un tratto stilizzato o realistico. Quello realistico non si addice ad una storia per bambini, poiché essi si esprimono nell'ambito del gioco e non nella realtà. Invece, quello stilizzato non ci consente di tratteggiare lo sfondo, indispensabile allo svolgimento della nostra storia (Lo sfondo stilizzato è ad esempio quello di Topolino che ovviamente è surreale). Quindi, abbiamo deciso di scegliere un tratto che rappresentasse un compromesso. Un disegno realistico, ma come se fosse fatto da un bambino, stentato e con l'anatomia appena accennata.
Per la colorazione, sempre per dare l’impressione che non fosse troppo realista, ci siamo avvalsi dell’uso del computer.
Infine, abbiamo aggiunto le didascalie e salvato i file in modo da stamparli fronte-retro. Le vignette vengono tagliate e rilegate a mano.

 

ANNO MMXVI